Laghetto

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Realizzato artificialmente ed esteso per circa 180 mq, il Laghetto del Parco eco-didattico “La fattoria di Valentino” si propone, così, come una splendida area d’osservazione per la comprensione dell’ecosistema di uno stagno, esso riproduce, infatti, ciò che avviene in natura mediante la fluidità, attraverso una forma sinuosa senza simmetrie, i salti di quota, in corrispondenza del punto più stretto con rocce affioranti a mo’ di cascata e la flora che esso ospita, tipiche della vita acquatica, di bordo ed esterne. Un grazioso ponticello in legno che lo attraversa permette di godere di tutto ciò in modo più ravvicinato.

La flora – Gli alberi

A circondare il laghetto sono stati posti delle piante di alto fusto, tra esse l’Albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera) è uno dei più incantevoli, dalle foglie gialle ed arancioni in autunno, particolarissimi sono i suoi fiori che ricordano molto i tulipani, solitari, larghi anche 10 cm e che compaiono in giugno-luglio. I suoi ramoscelli, quando spezzati, emanano un odore dolce e piccante! Gli indiani d’America chiamavano l’albero dei tulipani “legno da canoa”, poiché dal lungo tronco di un solo esemplare riuscivano a ricavare imbarcazioni capaci di portare fino a 20 persone.

La Betulla bianca o Betulla Pendula (Betula alba o Betula pendula) è un grazioso albero dalla caratteristica corteccia bianca. Già conosciuta dagli antichi Greci e Romani, per essi simboleggiava la malinconia ed il rimpianto, mentre dagli scandinavi era considerata l’albero della rinascita primaverile ed era, quindi, simbolo di bellezza, vita, giovinezza e fecondità. Il poeta Coleridge la definì la “Dama dei Boschi”, per la sua grazia, eleganza ed il fragrante profumo che ha dopo la pioggia.

Su un fianco del laghetto svetta anche un bel Salice piangente (Salix babilonica).Il suo nome comune “piangente” deriva da un riferimento biblico (Salmo 136), dove si racconta che gli Ebrei schiavi in Babilonia in segno di lutto avrebbero appeso le loro arpe ai salici. I salici, però, facevano parte della flora terrestre già in tempi remotissimi, come dimostrano alcuni reperti fossili risalenti a diversi milioni di anni fa, i piccoli salici striscianti, inoltre, furono tra i primi alberi a ricolonizzare l’Italia dopo l’era glaciale. Le proprietà officinali dei salici sono note fin dai tempi antichi: se ne raccomandava l’uso delle foglie per curare le piaghe fresche e già era conosciuta la salicina, estratta dalla corteccia, per le proprietà antipiretiche ed analgesiche, solo nel XIX sec. sintetizzata dal chimico italiano Raffaele Piria, nella odierna aspirina (acido acetilsalicico).

laghettoIl Pioppo cipressino (Populus nigra italica) è un albero dalla crescita molto decisa e rapida e può arrivare a 400 anni di età! Il termine “populus” deriva dagli antichi Romani, che chiamavano questa pianta arbor populis (albero del popolo), sembrerebbe infatti che il rumore che la sua chioma produce al soffiare del vento sia molto simile al brusio del popolo riunito in una piazza. Mentre “nigra” si riferisce al colore della sua corteccia scura e profondamente fessurata. La varietà italica assume il nome di “cipressino” per la sua caratteristica forma allungata, simile a quella del cipresso ed è simbolo della forza, proprio per la resistenza che può opporre al vento. La sua corteccia e i germogli contengono proprietà antisettiche. Il suo legno è poco pregiato, ma notevolmente usato per fiammiferi, giocattoli, pannelli di compensato e ceste da frutta. In Olanda si usa per costruire i folkloristici zoccoli.

Simbolo di ospitalità, il Corbezzolo (Arbutus unedo) dà un tocco di allegria e colore all’area del laghetto, infatti questo alberello presenta bacche rotonde e molto carnose che, maturando, passano dal verde al giallo, all’arancione ed infine al rosso. Nella stessa pianta possono convivere fiori e frutti maturi dell’anno precedente, dato che i frutti impiegano quasi un anno per maturare e, tra l’altro, sono ricchi di vitamina C. Il nome di tale pianta ha un’antichissima derivazione celtica: “ar”= aspro e “butus”= cespuglio, mentre “un-edo” deriva dal latino “unum edo”, ovvero “ne mangio uno solo”, in riferimento ai frutti dalla buccia granulosa poco saporiti e dal retrogusto acidulo, che non fa venire voglia di mangiarne altri.

Il Gingko biloba ha origini cinesi ed è uno degli alberi più “incredibili” ed interessanti. Esso infatti ha meritato il nome di “fossile vivente”, in quanto conobbe il suo massimo sviluppo all’epoca dei dinosauri, rimanendo pressoché invariato fino ai nostri giorni: la storia dell’uomo sembra insignificante se paragonata alla sua! La sua conservazione si deve ai monaci cinesi che, considerandolo albero sacro, lo coltivavano già da 3000 anni fa presso i loro conventi. Per le sue caratteristiche di resistenza ed adattabilità è spesso preso come simbolo di longevità; si pensi che dopo l’esplosione della bomba atomica ad Hiroshima nel 1945, un Ginkgo, che era a circa 1 km di distanza, rigermogliò senza alcuna mutazione! Le sue caratteristiche foglie hanno un colore verde chiaro in primavera, verde scuro in estate e giallo oro d’autunno, rimangono a lungo sull’albero, poi cadono tutte insieme anche in 1 sola ora! Inoltre vengono usate come insetticidi e fertilizzanti, ma anche per problemi respiratori, circolatori ed ansia, e addirittura per rallentare la progressione del Morbo di Alzhaimer.

Ad abbellire quest’area di incredibile effetto paesaggistico vi è anche il Nocciolo contorto (Corylus avellana contorta), con i suoi particolarissimi rami contorti, che gli hanno fatto procurare il nome di Harry Lauder’s Walking Stick, ovvero “Il bastone da passeggio di Harry Lauder”, dal nome di un personaggio del XIX secolo. Sir Harry Lauder (1870-1950) era uno scozzese ed il più famoso intrattenitore di musica da camera del tempo, egli cantava ballate d’amore e giochi scherzosi: un vero giullare! Il nocciolo contorto prese questo buffo nome in quanto, probabilmente per far ridere, egli ne usava un ramo come bastone da passeggio!

La flora – Le piante acquatiche


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Le piante sommerse e galleggianti del laghetto contribuiscono a mantenere un corretto scambio gassoso tra acqua ed aria e ad assicurare l’equilibrio dell’ecosistema.

Alle Piante sommerse è dato il compito di mantenere l’acqua cristallina grazie alla restituzione dell’ossigeno perduto durante la respirazione. Inoltre, consumando tutti i Sali minerali disponibili, fanno concorrenza alle mucillagini, alle alghe ed alle forme primitive di vita vegetale, che rendono l’acqua torbida e verdastra, provocando il loro deperimento per mancanza di nutrimento. Le piante sommerse inserite nel laghetto sono: l’Erba gamberaia (Callitriche platycarpa), il Pié corvino d’acqua (Ranunculus aquatilis), la Peste d’acqua (Elodea canadensis).

Le Piante galleggianti servono, invece, ad oscurare la superficie, per impedire la crescita delle alghe responsabili dell’intorbidamento dell’acqua. Nel laghetto si possono ammirare splendide Ninfee rosa e gialle, la Felce acquatica (Azolla caroliniana), il Giacinto d’acqua (Eichornia crassipes) e la Castagna d’acqua (Trapa natans).

Ai bordi del laghetto sono state messe a dimora specifiche piante che crescono nell’acqua bassa e che, sebbene non abbiano un determinato ruolo di mantenimento dell’equilibrio biologico, vengono coltivate a scopo ornamentale. Tra esse, splendide sono il Gladiolo dei laghi (Pontederia cordata) e la Calla palustre (Calla palustris).

Infine, vi sono le Piante paludose, ovvero quelle piante amanti dell’umidità che si adattano a vivere nella terra circondante il laghetto dove s’infiltra l’acqua. Dai splendidi fiori azzurri-violacei vi è l’Iris (Iris pseudacorus) e dal grande effetto scenico l’Hosta albo marginata.

Una serie di altre splendide piante circondano il laghetto, come la Grevillea juniperina e la Grevillea lanigera, dai deliziosi fiori rossi, la Juniperus chinensis aurea, che ombreggia i bordi laghetto ed è rifugio per le rane, il Berberis thunbergii che dà un deciso tocco di color bordeaux all’ambiente, l’Euphorbia myrsinites, che colonizza velocemente il territorio, la Spiraea thunbergii con delicati fiori bianchi, i meravigliosi e grandi fiori rosa dell’Hibiscus e poi, ancora, l’Hydrangea quercifolia ed infine la Glyceria variegata dalla crescita rapida e rigogliosa, formata da numerose canne al cui interno spesso nidificano le anatre.

La fauna

È sorprendente scoprire la velocità con cui un nuovo specchio d’acqua viene colonizzato da insetti ed animali! L’acqua, infatti, oltre a possedere quel fascino misterioso che incanta bambini ed adulti in un rapito silenzio, è anche e soprattutto fonte e culla di vita per ogni essere vivente.

Nelle zone più basse del laghetto, su un fondo melmoso ricco di vita, si concentrano le più svariate forme di animaletti, come i tritoni, i coleotteri, i girini di rana e rospo e le larve di libellula. I ragni acquatici sono curiosi carnivori che nidificano in bollicine d’aria intrappolate sott’acqua e si cibano di una grande varietà di animali microscopici.

La lumaca d’acqua è una grande alleata della pulizia del laghetto perché si ciba voracemente di alghe e di altre infestanti, così come la pulce acquatica, che aiuta a riciclare i materiali in decomposizione sul fondo. Sul pelo dell’acqua, invece, si vedono spesso camminare i cosiddetti “insetti pattinatori”, come l’idrometra, che si ciba di insetti morti o deboli.

La vera regina di questo ambiente è però la zanzara, che trova nell’acqua stagnante il suo habitat ideale, essa, seppur “fastidiosa”, diventa fonte dei pranzi e delle cene di molti insetti e uccelli, come la libellula o le rondini.

Come non sentire il gracidare di una rana o di un rospo quando ci si avvicina ad uno stagno? Mentre le prime sono molto benefiche, poiché perlustrano l’ambiente circostante alla ricerca di limacce ed altri parassiti ed agiscono di giorno, i rospi sono prevalentemente notturni e si cibano anch’essi di limacce, bruchi e scarafaggi. Le rane depongono le uova in primavera ed in questa stagione è possibile scorgere gruppetti di girini alla ricerca di alghe microscopiche.

I pesci ideali per l’equilibrio del laghetto sono la ”lenta” tinca (pesce spazzino) e la “vivace” carpa koi, che svolgono un importante ruolo di pulizia, mangiando vermi, insetti, sostanze vegetali, resti di piante e animali putrefatti, mentre le anguille sono ospiti occasionali dello stagno.

Infine vi sono le anatre, tra cui le anatre domestiche o i bellissimi germani reali, che nidificano e depongono le uova tra le canne, ma che sono uccelli migratori e spesso si uniscono agli altri che passano sulle loro teste per raggiungere in autunno i paesi più caldi!